NECROPOLI DI CAMPOVALANO
La Necropoli di Campovalano di Campii racconta una lunga storia che, almeno, dal X secolo a.C. (inizio dell’età del Ferro) conduce fino al II sec. a.C. alle soglie, cioè, della guerra sociale e della completa e definitiva romanizzazione dell’Abruzzo.
Si tratta di una storia originale e pressoché unica nell’area costiera medio-adriatica in quanto nessun contesto sepolcrale, sinora noto, presenta lo stesso continuum temporale e la stessa ridondanza di testimonianze archeologiche.
Altra peculiarità che Campovalano condivide con la Necropoli di Fossa nell’aquilano è che sono gli unici, in terra d’Abruzzo, due contesti sepolcrali studiati completamente e editi (e quindi disponibili per tutti gli studi futuri) esaustivamente in tre volumi (Campovalano I, II, III; Fossa I, II, IV) a differenza di quelli di Capestrano e di Bazzano editi ancora solo in parte.
Gli iniziali trecento anni di vita del sito di Campovalano sono i più oscuri in quanto le prime arature con mezzi meccanici, effettuate nella piana fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, hanno portato alla quasi completa distruzione e azzeramento delle relative testimonianze archeologiche.
Come sappiamo infatti, soprattutto grazie alle indagini condotte nel comprensorio aquilano, le sepolture realizzate, in Abruzzo, fra i secoli XI e VIII a.C, sono a inumazione, generalmente a tumulo e posizionate a quote poco profonde rispetto ai piani di campagna. Il modesto interro e la conseguente limitata profondità ha fatto sì che le sepolture (scampate ai lavori agricoli condotti con aratri a trazione animale) venissero intercettate e distrutte dai trattori meccanici introdotti dopo la metà del secolo scorso anche presso i contadini camplesi.
Non è un caso, infatti, che nel 1963 si colloca la riscoperta della Necropoli di Campovalano (in realtà già identificata alla fine dell’Ottocento dall’ispettore onorario Francesco Savini); di quegli stessi anni Cinquanta e Sessanta sono le raccolte dei materiali riferibili alle fasi più antiche della necropoli ad opera degli scolari elementari del maestro Cicconetti. Proprio i reperti, purtroppo decontestualizzati, rinvenuti in quel periodo, una tomba portata alla luce nel 1973 dall’Archeoclub di Teramo (la cosiddetta tomba 0/1973), una spada, oggi perduta, una volta conservata nel Museo Civico di Ascoli e la tomba 168, indagata nel 1972 durante gli scavi Cianfarani, sono i pochi elementi rimasti disponibili per ricostruire la parte più antica della storia dei sito.
Campovalano non costituisce un caso isolato: quasi tutti i rinvenimenti archeologici relativi al range cronologico XI-VIII sec. a.C, effettuati nel territorio dell’attuale provincia di Teramo, sono avvenuti prima della Seconda Guerra Mondiale e dell’introduzione dell’aratro meccanico.
Alla fine dell’ottocento vanno infatti ricondotti gli importanti rinvenimenti effettuati da Giulio Gabrielli per il Civico Museo di Ascoli nella Necropoli del Salino, località Case Novere e Piana d’Ischia, nei territori comunali di Civitella del Tronto e Sant’Egidio alla Vibrata. […]
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Approfondimenti bibliografici
- Vicenzo D’Ercole, I Popoli italici d’Abruzzo. Dall’Età del Bronzo alla romanizzazione, Acquapendente 2023
- Valerio Cianfarani, Culture arcaiche dell’Italia medio-adriatica, in Popoli, Civiltà, Italia Antica, V, Roma 1976
- Vicenzo D’Ercole, La Necropoli di Campovalano, in (a cura di) Luisa Franchi Dell’Orto, Documenti dell’Abruzzo Teramano IV, 1 Le Valli del Vibrata e del Salinello, Pescara 1996
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